Lesioni alla testa legate allo sport: quando è sicuro tornare a giocare?

Secondo alcuni studi, la seconda causa più comune di lesioni alla testa per la fascia di età dai 15 ai 24 anni è la disciplina sportiva. Il trauma cranico è diventato ormai un problema molto importante per quanto riguarda il rapporto sport-medicina ed è responsabilità dei dottori di proteggere gli atleti da possibili danni permanenti al cervello. Nel campo della medicina sportiva infatti vi è ancora confusione sul termine commozione cerebrale ed è importante dunque capire quando una lesione alla testa si rivela essere un trauma cranico.

 

Come riconoscere un trauma cranico in medicina sportiva?

Secondo svariate opinioni e studi il primo indicatore del fatto che una lesione alla testa possa essere un trauma cranico è un immediato cambiamento nello stato mentale e psicofisico della persona. Quando si avverte che un atleta ha subito un forte colpo alla testa è fondamentale che sia subito portato ad effettuare una valutazione medica e che se vi sia il dubbio di un trauma cranico venga assolutamente tenuto sotto osservazione senza proseguire nell'attività. In seguito devono essere portate avanti tutte le analisi e valutazioni del caso ed è consigliato che tutti gli atleti vengano sottoposti ad un test neuro-cognitivo prima di riprendere qualsiasi attività sportiva.

Bisogna dunque avere una valutazione positiva sulle funzioni relative a memoria, attenzione, risoluzione del problemi, ragionamento logico, etc. Una comparazione tra normali risposte pre-incidente e test cognitivi post trauma dovrebbero dare delle indicazioni molto importanti per capire quando è sicuro tornare a svolgere attività per un atleta.

 

Quando è sicuro tornare a giocare per un atleta che ha subito un trauma o una lesione alla testa?

Come detto in precedenza un trauma cranico non deve assolutamente essere trascurato poiché si potrebbe arrivare fino a lesioni permanenti o addirittura la morte. Il medico dunque, prima di riammettere uno sportivo e di dare il via libera per l'attività deve accertarsi della sua condizione di salute. Vi sono chiaramente diversi gradi di gravità in seguito ad un colpo alla testa e delle successive linee guida da seguire per valutare l'idoneità del giocatore.

Ad una semplice botta che si è presentata con un livido o una contusione in testa solitamente può seguire uno stop relativamente breve che corrisponde con la guarigione della ferita fisica. Per chi in seguito ad una lesione ha sofferto di mal di testa o emicrania, con sintomi riconducibili ad un trauma, deve restare fermo sino a che questi non scompaiono del tutto e seguendo un protocollo diviso in 5 fasi per incrementare gradualmente l'attività. Prima della riammissione si consiglia inoltre un test cognitivo e se positivo si può essere sicuro della sua sicurezza. Lievi traumi cranici che hanno portato ad alterazioni dello stato mentale delle persone per un minuto o amnesia per massimo mezz'ora non potranno tornare sul campo prima di 10 giorni e dovranno dimostrarsi asintomatici e idonei al test neuro-cognitivo. Inoltre per l'ok definitivo è necessario un consulto con un neurologo o neurochirurgo.

I casi più gravi prevedono una pausa che va da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 6 mesi se la risonanza magnetica non ha dimostrato danni permanenti al cervello. Anche in questo caso bisogna essere privi di sintomi e passare il test neuro-cognitivo, ma si raccomanda sempre maggior attenzione e sarebbe bene attendere qualche giorno in più rispetto al protocollo e riprendere l'attività gradualmente. Se vi sono segni che l'attività cerebrale potrebbe essere anche solo parzialmente danneggiata è obbligatoria una visita da un neurologo e neurochirurgo per seguire il caso ed è raccomandato di interrompere per sempre l'attività per evitare complicanze.

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